Sulle tracce dell’olivo a Casalecchio di Reno (BO)

L’articolo è curato dalla Fondazione Villa Ghigi ed è tratto dalla ricerca originale di Elena Ogheri realizzata per il Centro di Documentazione Pedagogico di Casalecchio di Reno nell’ambito di un progetto di educazione ambientale intitolato “La ricomparsa degli ulivi”. Per informazioni contattare il Centro di Documentazione Pedagogico di Casalecchio di Reno (tel. 051 6130369, e. mail cdp@comune.casalecchio.bo.it).

Un’interessante passeggiata alla scoperta degli olivi di Casalecchio di Reno può cominciare dalla magnifica tenuta dei Visconti di Modrone che si estende per 230 ettari sul versante collinare ad ovest del Fiume Reno. I terreni esposti a mezzogiorno ed il clima asciutto e ventilato si sono sempre dimostrati ideali per la coltivazione della vite, che è praticata in questo luogo da più di 500 anni. Ma oltre ai 35 ettari di vigneto specializzato sono presenti in azienda anche 150 ulivi, piantati negli ultimi dieci anni. Essi formano un consistente oliveto all’ingresso della tenuta ed un altro più giovane nei pressi della antica parrocchiale di Tizzano.

Giovane oliveto dell’Azienda Agricola Tizzano

Giovane oliveto dell’Azienda Agricola Tizzano

Giovane oliveto dell’Azienda Agricola Tizzano

Giovane oliveto dell’Azienda Agricola Tizzano

L'antica Parrocchiale di Tizzano affiancata da un vecchio vigneto a pergola e da un filare di giovani olivi

L’antica Parrocchiale di Tizzano affiancata da un vecchio vigneto a pergola e da un filare di giovani olivi

Pur trattandosi in gran parte di olivi di varietà toscane o romagnole, alcuni di essi però sono figli di un olivo di circa trecento anni di età, che, nascosto dalla sterpaglia al confine occidentale della tenuta, è stato riscoperto solo 15 anni fa da un affittuario dell’azienda.

Olivo secolare dell’Azienda Agricola Tizzano

Olivo secolare dell’Azienda Agricola Tizzano

La produzione di olio è oggi ancora limitata; l’olivo è stato introdotto in azienda più per passione che per reddito. Dalle ricerche fatte finora, l’esemplare secolare sembra l’unica prova della presenza dell’olivo nella tenuta nei secoli scorsi. Il signor Forni, fattore dell’azienda, in 25 anni di lavoro presso la tenuta, non ha raccolto altre testimonianze in merito. E nemmeno l’esame degli archivi della famiglia Marescalchi, precedenti proprietari della tenuta, e di quelli delle Madri di Santa Maria Nuova di Bologna, proprietarie del podere nel ’700, ha messo in luce documenti significativi.

L’itinerario alla scoperta degli olivi di Casalecchio di Reno prosegue verso l’Eremo di Tizzano e prevede una sosta alla Ca’ Bianca, podere situato cento metri ad est del complesso monastico fatto edificare nel seicento dai Camaldolesi della Congregazione di Monte Corona. Presso una curva della strada sterrata che dall’Eremo scende alla casa colonica si possono ammirare due ceppaie di olivo di cinque metri di circonferenza, queste ragguardevoli dimensioni e il confronto con l’olivo dell’azienda dei Visconti di Modrone potrebbe assegnare anche a questi alberi alcuni secoli di vita.

Ceppaia secolare di olivo della Cà Bianca

Ceppaia secolare di olivo della Cà Bianca

Sulle due ceppaie sono ricresciuti dopo rovinose gelate tre e cinque polloni che da tempo non ricevono più cure, ma producono ancora qualche frutto. Anche in questo caso la presenza nel podere dei due esemplari secolari non è confermata dalle ricerche d’archivio. Tracce della esistenza di questi olivi è stata cercata nei Catasti Boncompagni e Gregoriano, che risalgono alla seconda metà del XVIII secolo e l’inizio XIX secolo, e nell’archivio dei monaci Camaldolesi della Congregazione di Monte Corona dell’Eremo di Tizzano, proprietari di queste terre nel secolo XVII.

Dalla Ca’ Bianca si deve scendere a Ceretolo alla tenuta dei Signori Guidi per visitare gli ultimi due olivi secolari scoperti fino ad ora a Casalecchio di Reno.

Corte colonica della famiglia Guidi con le due ceppaie plurisecolari di olivo

Corte colonica della famiglia Guidi con le due ceppaie plurisecolari di olivo

Essi si trovano nella zona ortiva del podere Ca Alta, a lato di Villa Guidi, in una posizione che oggi risulta assai infelice, per la vicinanza all’autostrada, ma comunque in un contesto agricolo, accanto ad una vecchia vigna. Si tratta dell’ultimo lembo di campagna rimasto nella zona bassa di Ceretolo dopo la costruzione, a partire dagli anni cinquanta, di autostrada, scuole, centro sociale e villette. Anche in questo caso gli olivi si presentano con diversi tronchi ricresciuti dopo gelate distruttive da ceppaie di due e tre metri di circonferenza. I Signori Guidi li hanno ripuliti dalla vegetazione spontanea che li ricopriva, ma da quando sono arrivati nella tenuta, erano gli anni venti del secolo scorso, non li hanno mai utilizzati per produrre olio o conservare olive, nè ricordano di un loro uso da parte di mezzadri e fittavoli della tenuta. E’ loro abitudine, invece, tagliarne ramoscelli e distribuirli tra le famiglie della zona in occasione della “Domenica delle Palme”. Non sappiamo se questi siano gli unici olivi mai vissuti nel podere o se ce ne fossero stati altri in passato. L’olivo manca infatti tra le qualità dei terreni della tenuta descritti nei Catasti menzionati, come è ignorato dalle carte di famiglia dei Banzi, nobili bolognesi proprietari della tenuta nel XVIII secolo.

Ma il luogo più significativo di questo viaggio a ritroso nel tempo sulle tracce lasciate dall’olivo è il podere Ca’ di Sotto di Via Galluzzo, dove secondo le testimonianze raccolte fino ad ora, sono stati piantati i più antichi olivi di Casalecchio di Reno. Diversi atti conservati nell’archivio dei frati Minori Conventuali di San Francesco di Bologna documentano infatti la presenza a Tizzano in locho detto all’oro di una pezza di terra olivata; un prezioso cabreo del 1607 ed altri disegni restituiscono poi una bellissima immagine di quelle antiche piante. Gli olivi si trovavano vicino alla casa, nella pianta sono disegnati con evidenza in piccoli gruppi riparati da una recinzione.

Bella rappresentazione a colori dei più antichi olivi di Casalecchio di Reno, 1607 (ASBO Fondo Demaniale San Francesco 331/5074, pag. 13). Su autorizzazione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Archivio di Stato di Bologna

Bella rappresentazione a colori dei più antichi olivi di Casalecchio di Reno, 1607 (ASBO Fondo Demaniale San Francesco 331/5074, pag. 13). Su autorizzazione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Archivio di Stato di Bologna

Il toponimo all’oro (1), scomparso alla fine dell’ottocento, trae origine dalla pianta di alloro (Laurus nobilis) la cui fitta vegetazione ricopriva un tempo quella zona, che aveva dato nome anche all’antica comunità di Lauro, poco distante dal podere, poi diventato Lòro, che nel 1412 venne annesso a quello di Ceretolo. Gli olivi furono coltivati nel podere per quasi tutto il secolo XVIII e probabilmente resistettero altri 100 anni, per tutto il tempo in cui l’olio fu utilizzato anche a fini liturgici e di illuminazione da parte dei frati. Le piante furono sostituite da altre coltivazioni, probabilmente in coincidenza della cosidetta piccola glaciazione della nostra era (1600-1800) che portò ad un abbassamento della temperatura di 2-3° rispetto all’attuale e a causa dello sviluppo del settore dei trasporti che rese più favorevole importare olio e olive dal sud Italia piuttosto che produrli in loco. Gli attuali proprietari, entrati in possesso del fondo negli scorsi anni ’60, non ricordano la presenza di olivi nel podere, ma avrebbero intenzione di riprendere questa antica coltura.

Un’altra testimonianza ci porta alla settecentesca Villa Sampieri, le cui rovine caratterizzano fortemente il Parco della Chiusa. Nel brogliardo del Catasto Boncompagni del Comune di Casalecchio di Reno del 1786 è descritto un Luogo detto il Palazzo di Casalecchio spettante al Reverendo Padre Ferdinando Sampieri …, con Palazzo sopra, ed altri Edifizi, …, attualmente Ortivo con frutti, e Brollo per tornature 2 circa, Oliveto per tornature 2 ½, Vigneto …. Attorno alla villa, nelle particelle attinenti, non rimane traccia di quell’esteso oliveto, ma fa piacere pensare che presto torneremo a vedere giovani chiome argentee nella zona meridionale del Parco della Chiusa: insieme ad altre coltivazioni anche gli olivi saranno reintrodotti, nell’ambito di un recente progetto di sistemazione del parco che prevede di rimettere a coltura i vecchi terreni dei Sampieri-Talon secondo i metodi di coltivazione biologica e biodinamica.

L’affascinante viaggio sulle tracce dell’olivo a Casalecchio di Reno, ha permesso di scoprire un frammento interessante della storia agraria di questo comune. Numerose sono le fonti archivistiche ancora da consultare, cosicché non è possibile, allo stato attuale della ricerca, trarre conclusioni definitive sulla diffusione di questa coltura nel passato. D’altro canto, abbiamo la certezza che l’olivo fosse presente a Casalecchio di Reno da almeno quattro secoli, coltivato dalle comunità religiose ed in qualche grande tenuta signorile, sebbene con il timore delle pericolose gelate e quindi coltivato in posizioni riparate e anche debitamente protetto. Gli olivi secolari rimangono a dimostrarci l’antica vocazione delle terre di Casalecchio per questa coltura, una vocazione che, anche per il cambiamento climatico, potrebbe dare vita ad un nuovo periodo felice per l’olivicoltura casalecchiese.

(1) Un’ulteriore conferma del significato dei toponimi all’oro e Lòro è il termine dialettale mlôr con cui era indicato nell’ottocento il lauro (nome comune dato alla pianta di alloro). Infine è significativo segnalare che nel podere, vicino alla casa colonica, c’è ancora una grande ceppaia di alloro.

Bibliografia

Elenco documenti consultati presso l’Archivio di Stato di Bologna

  1. Catasto Boncompagni del Comune di Tizzano, Mappe, cartella 3, mazzo XIV, n° 79.36 (1785)
  2. Catasto Boncompagni del Comune di Tizzano, Mappe, cartella 3, mazzo XIV, n° 33/2 (senza data)
  3. Catasto Boncompagni del Comune di Tizzano, Libri censuari, serie I, n° 51, (1781-89, firmato nel 1785)
  4. Catasto Boncompagni del Comune di Ceretolo, Mappe, cartella 3, mazzo XIV, n°35 (senza data)
  5. Catasto Boncompagni del Comune di Ceretolo, Libri Censuari, serie I, mazzo 27, 1784/5
  6. Catasto Boncompagni del Comune di Casalecchio di Reno e Tujano, Mappe, cartella III, mazzo XIV, n° 85, 1781
  7. Catasto Boncompagni del Comune di Casalecchio di Reno, Libri Censuari, serie I, mazzo 26, 1785
  8. Catasto Gregoriano del Comune di Tizzano, Mappe, cartella 28, (1811-14)
  9. Catasto Gregoriano del Comune di Tizzano, Sommarione, serie I, n°45 (1814)
  10. Catasto Gregoriano del Comune di Ceretolo, Mappe, cartella 27, 1811-14
  11. Catasto Gregoriano del Comune di Ceretolo, Sommarione, serie I, 11, 1811-21
  12. Archivio dei Frati Minori Conventuali di S. Francesco di Bologna, 330/5073, libro di mappe dei beni del convento, pag. 19 e 20
  13. Archivio dei Frati Minori Conventuali di S. Francesco di Bologna, 330/5073 bis, indice delle mappe dei beni del convento, pag. 9 e 10
  14. Archivio dei Frati Minori Conventuali di S. Francesco di Bologna, 331/5074, libro di mappe dei beni del convento, pag. 13
  15. Archivio dei Frati Minori Conventuali di S. Francesco di Bologna, 332/5075, abbozzi di piante
  16. Archivio dei Frati Minori Conventuali di S. Francesco di Bologna, 358/5101, libro n°1, pag. 38, 84, 97
  17. Archivio di Santa Maria Nuova di Bologna, indice
  18. Archivio dei Camaldolesi della Congregazione di Monte Corona a Ceretolo, 1/4108
  19. Archivio dei Camaldolesi della Congregazione di Monte Corona a Ceretolo, 2/4109, L, n°1
  20. Archivio dei Camaldolesi della Congregazione di Monte Corona a Ceretolo, 8/4115, D, n°10
  21. Archivio dei Camaldolesi della Congregazione di Monte Corona a Ceretolo, 16/4123, A, B, E
  22. Archivio dei Camaldolesi della Congregazione di Monte Corona a Ceretolo, 17/4124
  23. Archivio dei Camaldolesi della Congregazione di Monte Corona a Ceretolo, 22/4129
  24. Archivio della famiglia Banzi, VII, 505, Carte della famiglia, buste 13, 14 e 15, 1500-1800

Cartografia consultata

  1. Carta topografica militare, Anonimo, rilievi 1863, aggiornamenti 1888, scala 1: 10.000
  2. Carta tecnica regionale, elemento n° 220111 e n° 2201112, rilievi 1979, aggiornamenti edifici e viabilità, 1986, scala 1: 5.000
  3. Carta VAG del Comune di Casalecchio, 1999, aggiornamenti giugno 2000, scala 1:8.400

Bibliografia

  1. Coronedi Berti C., 1869-1874. Vocabolario bolognese-italiano. Forni Editore Bologna.
  2. Ungarelli G., 1921. Le piante aromatiche e medicinali nei nomi nell’uso e nella tradizione popolare bolognese, p. 62. Bologna
  3. Paioli V., 1996. Saluti da Casalecchio di Reno, fatti e personaggi del suo passato, Pontenuovo Editrice Bologna