L’olio extra vergine di oliva prodotto in Regione viene ottenuto principalmente all’interno dei territori definiti e delimitati dai disciplinari di produzione che fanno riferimento alle Denominazioni di Origine Protetta “Brisighella” e “Colline di Romagna”.
Anche nei restanti territori i prodotti che si ottengono in questa regione possiedono delle caratteristiche chimiche e soprattutto organolettiche che li differenziano dagli altri tipologie di oli prodotti in Italia (www.oliomonovarietali.it). Tali peculiari caratteristiche derivano dalla combinazione fra diversi fattori di cui i principali sono:
- le tradizionali varietà di olivo presenti sul territorio;
- le caratteristiche dei terreni e soprattutto il particolare clima delle aree di coltivazione, con estati relativamente fresche e piovose che rallentano i processi di maturazione delle olive;
- le pratiche agronomiche, da sempre in uso, che prevedono una particolare cura nelle fasi di coltivazione e in particolare durante la raccolta manuale delle olive dalle piante.
Le caratteristiche dei terreni e le varietà di olivo coltivate concorrono a determinare la tipicità dell’olio extra vergine di oliva prodotto in Regione e ne condizionano quasi sempre l’aroma e il gusto che ricordano il frutto dell’oliva non completamente matura e appena franta. I fattori antropici riconducibili alle pratiche agronomiche, alla tecnologia di trasformazione e alla conservazione del prodotto fanno ormai parte della tradizione culturale del territorio e ricevono sempre maggiori attenzioni e cure da parte dei diversi componenti la filiera produttiva.
Occorre ricordare che la maggior parte dei territori oggi destinati all’olivo in Regione sono ad alta vocazione olivicola. Il recupero degli oliveti finalizzato al loro mantenimento dal punto di vista ambientale e produttivo, adottando tecniche di produzione rispettose dell’ambiente e previste dai disciplinari DOP, consentirebbe redditi interessanti per le aziende che sarebbero così incentivate a rimanere sul territorio.
Un aspetto non secondario legato alla presenza dell’olivo sulle colline romagnole è il suo indubbio valore paesaggistico, in un’area che da sempre riconosce nel turismo un elemento di primaria importanza economica.
La coltivazione dell’olivo e la sua visibilità sul territorio potrebbero sicuramente favorire maggiori flussi turistici dalla costa adriatica, alla riscoperta dell’entroterra e delle sue produzioni più tipiche, nell’ottica di una sempre maggiore integrazione economica e diversificazione dell’offerta turistica annuale.
Il progetto condotto da CRPV, Università di Parma, Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza e IBIMET-CNR ha avuto inizio nel 2003 con l’obiettivo di reperire, descrivere centinaia di accessioni di antichi olivi sparsi sui territori collinari delle quattro province (Modena, Reggio Emilia, Parma e Piacenza). Gli studi, proseguiti fino al 2014, si sono svolti in parallelo con l’analisi del dna, lo studio dei caratteri agronomici e lo studio della qualità dell’olio prodotto dalle accessioni in studio. Lo studio multidisciplinare ha permesso l’identificazione di numerose famiglie di genotipi, tra cui 4 cv autoctone (Montelocco, Montericco, Fiorano e Bianello) attualmente inserite nella filiera genetico-sanitaria del materiale vivaistico e commercializzate per la costituzione di nuovi oliveti.
Diverse genotipi a rischio di estinzione sono stati iscritti al Repertorio Volontario delle Risorse Genetiche Agrarie della Regione Emilia Romagna.
Pubblicazioni sulla qualità dell’olivicoltura emiliano-romagnola
- L’attitudine alla propagazione e la certificazione genetica e sanitaria dell’olivo in Emilia-Romagna (2.9 MB – PDF file)
- Tracciabilità e caratterizzazione degli oli extravergini di oliva della Romagna (19.3 MB – PDF file)
- La qualità dell’olio extravergine di oliva dei colli riminesi: la cultivar Correggiolo (4.3 MB – PDF file)
- Dalle olive all’olio: Un viaggio alla scoperta del più nobile dei condimenti (23 MB – PDF file)
- Olivo: un rilancio all’insegna della tipicità (speciale “Il Divulgatore” settembre/ottobre 2007) (2MB – PDF file)